La maratona di Luca

…È andata.
Di solito l’ansia non mi fa mai dormire prima di una maratona.
Ogni anno cerco di inventarmi strategie voodoo, giaculatorie, scongiuri. Indosso nuovi amuleti (tutti made in Decathlon) ripetendo atteggiamenti ossessivo compulsivi per non far cambiare l’ordine prestabilito. Mantra positivi ronzano nel VII chakra con ninnananne di ultimo grido affinché Morfeo, mosso a compassione, almeno la notte prima della maratona mi accolga un poco nel suo regno.
Stavolta l’insieme di tutte le mie strategie ha generato, come si dice a Napoli, una “ammesca francesca”: non ho dormito quasi tutti i giorni precedenti.
La notte prima sono riuscito a farmi quasi 5 ore di sonno! Forse non è abbastanza, almeno per Cassandra non lo sarebbe. Per me una manna dal cielo.

La giornata è uggiosa, fresca, né calda, né fredda. Vento zero, possibilità minime di vedere il sole comparire dietro le nubi. Forse pioverà perfino qualche goccia di pioggia.
Per uno come me, perfetta!

Mi ritrovo ai camion con i pochi superstiti della maratona dell’anno scorso, orfana di Flavio e Luciano che per me sono i fari del gruppo, esempi da seguire per correre bene e con la filosofia giusta.
Per fortuna c’è l’inossidabile Aldo, la cui presenza permeata da un alone di esperienza e rilassatezza mi tranquillizza sempre.
Poco alla volta ci troviamo tutti: Aldo, Marco, Luca, Norma e Vincenzo. Ci cambiamo e andiamo verso le griglie dove ci dividono.

Ora siamo Luca, io e Norma. Luca andrà più veloce, io e Norma decidiamo in quel momento di provare a farla assieme, almeno finché ce la farò.
Non sono molto fiducioso sulla mia tenuta, per lo meno la tosse che mi ha martoriato tutta la settimana potrebbe decidere per me…lo vedremo.
Frecce tricolori in cielo e lo spettacolo può iniziare.

Partiamo piano. Il gruppo iniziale è folto e difficilmente si può andare al ritmo che vorremmo, cosa che avviene solo dopo i primi due chilometri, quando finalmente riusciamo a correre con spazi più ampi.
Chiacchierando passiamo Piramide, San Paolo, Garbatella.
Al decimo chilometro c’è il ristoro dei Road Runner con Luigi, Michele, Manuel e Mauro che, quando vede Norma, si mette a fare un casino tale da far suonare gli allarmi delle macchine parcheggiate in quella zona! Un incontro che vale 500 metri gratis!

Proseguiamo per Testaccio e ancora Piramide fino ad affacciarci sul Lungotevere, dove scorgiamo più avanti Marco. Ci mettiamo un pochino a recuperarlo, sta bene e va praticamente al nostro ritmo. Solo poco prima di San Pietro lo agganciamo e starà con noi per un bel po’ di chilometri.

Poco prima della mezza si unisce a noi un amico di Norma, William. Non è iscritto alla maratona. È uno dei tanti imbucati che si infilano qua e là durante la gara per fare qualche chilometro assieme agli amici che gareggiano, aiutandoli e sostenendoli. Incontrarli per noi runner è una benedizione, come avere una sorta di angeli custodi. Un po’ meno tali ovviamente per gli addetti ai lavori.
Ci ha trovato seguendo sull’app della maratona il numero di pettorale di Norma. Fantastico. A saperlo lo avrei detto anche a Cassandra che è arrivata in ritardo al nostro primo rendez-vous in Via delle Milizie.
William ci accompagna per qualche chilometro. Ci saluta con la promessa che tornerà da noi per gli ultimi chilometri, quelli più impegnativi.

Ecco, a questo punto della gara l’anno scorso avevo già seri problemi di acido lattico, mentre quest’anno sta andando tutto liscio. Speriamo continui così.

Attraversiamo Ponte Duca d’Aosta, passiamo davanti Ponte Milvio. In poco tempo siamo all’Acqua Acetosa.
Stiamo tenendo il ritmo come dei cronometri, la cosa bella è che siamo ancora freschi e tranquilli.

Il momento decisivo della gara però si avvicina. La salita della moschea è dietro l’angolo. Eccola!
Sull’arrampicata credo ci perdiamo Marco, ma in cima vediamo Giulio che ci saluta, anche lui l’anno scorso correva con noi. Mi sarebbe piaciuto averlo ancora sulle strade. Fa piacere comunque vederlo tra il pubblico a salutarci.
Discesa!
Finalmente si possono lasciar andare un po’ le gambe.

Passiamo davanti al parco di Villa Glori. All’incrocio alle spalle dell’Auditorium, appena prima di girare a destra, vedo Luciano che ci saluta! Ora che l’ho visto sono più contento e allegro.

Scendiamo al Villaggio Olimpico. Qui ricordo che l’anno scorso ho rallentato parecchio, fino al primo ristoro, quando le gambe straziate dai dolori mi hanno fatto fermare e camminare.
Quest’anno invece si viaggia tranquilli con lo stesso ritmo da quando abbiamo iniziato! Non siamo velocissimi eh, ma forse è stato meglio così, altrimenti non so se arrivavamo alla fine.

A Flaminio puntuale come l’esattore delle tasse, si ripresenta il mitico William! Proprio al momento giusto, quando siamo entrati negli ultimi chilometri e la nostra loquacità ha iniziato a marcare visita.
Da qui in poi William è stato provvidenziale! In un paio di occasioni è anche scattato avanti a prenderci l’acqua al ristoro, in pratica ci ha fatto da “ammiraglia del ciclismo.”

Rifacciamo il Lungotevere Flaminio scandendo il passo e poco prima del sottopassaggio raggiungiamo Luca. Sta camminando. Forse si è solo preso un momento di pausa. Lo chiamiamo per cercare di dargli la scossa ma quando si gira ci fa una faccia come per dire “Ehhh che ci posso fare?”.

Siamo già al sottopasso, dove di solito trovo sempre Cassandra, così scatto un attimo per liberarmi dagli ostacoli e farmi vedere, ma anche stavolta non c’è… Ammazza quanto ha dormito stamattina!
Invece riemerso dalla salita la trovo saltellante a bordo strada che mi chiama. Allora non si è scordata di me. Magari riesco a vederla anche a Piazza del Popolo.

Via del Corso. Il pubblico inizia a farsi sentire caldo.
Piazza del Popolo. Saluto finale al mitico William che si ferma e ci omaggia con una raffica di foto. Ritroviamo Mauro che ha ancora un sacco di fiato per urlare tanto da far saltare la gente attorno.
Si risveglia anche la magia del mio cappellino che finalmente ricomincia ad acchiappare applausi e stavolta anche qualche “birra pagata” dal pubblico! Poi ti chiedono perché ancora insisto a metterlo nelle maratone 🙂
Mi sento così bersagliato che neanche mi accorgo di Cassandra che salta e urla 🙁

Daje che manca poco, solo 4 chilometri, oppure 3? Anche l’anno scorso in questa zona ho perso la cognizione. Senza rendercene conto arriviamo a Piazza di Spagna. Ecco salutarci un altro grande assente: Nino!

Da qui inizia la parte tortuosa che già l’anno passato mi aveva messo ancora più in crisi. Continue curve e strade strette sono già stressanti perché non ti fanno capire bene dove sei, stavolta sarà peggio.

Al 40° chilometro incontriamo il genio della maratona: un tizio con la bicicletta a nolo attraversa la strada impigliandosi nei nastri che delimitano la gara! Spaventato dal danno non si rende conto che il nastro inizia a chiudere in un angolo i runner che arrivano. Qui si rischia la Feijoada! Per evitare danni, stiramenti, colpi della strega e ictus salto il nastro a velocità moviola e poi, nonostante non parlassi da un paio di chilometri, snocciolo due o tre insulti ben mirati al ciclista.

Il penultimo chilometro lo passo a rivivere la scena pensando a quali altri insulti potevo inventare. Finisce che ci ritroviamo a piazza Navona, il che significa…manca solo un chilometro!
Usciamo e siamo davanti a Sant’Andrea della Valle, Largo di Torre Argentina, e poi, e poi, piazza Venezia, i Fori!

Ora non vedo e non sento più niente se non il ticchettio dell’orologio sopra il traguardo che sta scandendo le tre ore e trentadue minuti.
Lo passo senza più fiato e mi arriva subito l’sms del tempo reale: 3:29:22 secondi!

Solo adesso mi ricordo di Norma. Mi giro a cercarla. La vedo. È sfinita anche lei, ma contenta.
A parte la mia prima maratona, tutte le altre le avevo corse da solo. Mai avevo avuto la fortuna di farla tutta in compagnia. Che mi sono perso!!!

Sono poche le maratone che ho corso così bene, senza problemi. Che bello!

La maratona di Norma

Al mio compleanno ho portato la colazione da condividere col G6 e quando hanno acclamato al discorso ho esordito dicendo “Quest’anno la Maratona non la faccio!’

Dichiarazione che è durata da Natale a Santo Stefano, giorno in cui comincio la preparazione appunto.
I medi, le ripetute, i lenti.. orfani di Luciano, che lo scorso anno avevo sempre davanti o accanto durante ogni allenamento, io e il Mister cominciamo, senza nemmeno troppa fatica, a fare ogni allenamento, sempre più presto.

Arriva la domenica del lungo da 30km.

Decido di darli alla Corrifregene. Sento William, una freccia della CatSport che invece farà la 10 km e decidiamo di andare insieme. 10 Min prima dello sparo mi trovo per terra con William e la Croce Rossa che mi soccorrono.

Cominciano i problemi. Perdo 5 Kili in 10 giorni. Mi spengo come una candela, complici tanti pensieri che mi appesantiscono da qualche mese a questa parte.

Decido di essere più forte e vedere come andrà. Continuo gli allenamenti. Faccio un lungo in due sessioni giornaliere addirittura (17+13km), mai fatto prima. Arriva la Roma Ostia, non partecipo, ma la sfrutto come lungo, e in più aiuto un amico come Vincenzo a fare un tempo migliore, che si merita una lepre come me.
Mi dico: “vediamo come va oggi, se faccio un huon lungo mi iscrivo”.


Il giorno dopo chiamo William, che da quel giorno a Fregene è diventato il mio Angelo Custode, e gli chiedo di sentire tra i suoi tanti conoscenti se qualcuno rinuncia al pettorale e in caso lo compro io.
Detto fatto, dopo 36 ore avevo il pettorale.
È fatta. Ci sono cascata un’altra volta.

Va bene mi dico, ormai siamo in ballo. Tre giorni dopo arriva una bronchite nefasta. Dura più di una settimana e si porta dietro raffreddore e tosse persistenti. Una settimana senza allenamenti. Salto pure il 10 k della settimana che precede la gara. Questa Maratona non s’ha da fare.

Provo a rimettere le scarpe qualche giorno prima della gara giusto per dare qualche km e non arrivare a secco il 19 Marzo.

La tosse ci sta, e durante gli allenamenti praticamente mi sento solo io con i miei bronchi in fiamme.
Piano piano arrivo a Sabato e mi assesto su circa 6-7 colpi di tosse al giorno e altrettanti fazzoletti smocciolati.
È arrivato questo giorno, il mitico William si offre di farmi compagnia qualche km.

Sono fortunata.

Incontro gli altri Maratoneti del G6 prima della partenza, tutti molto emozionati. Ieri sera uno purtroppo ha dato forfait e un altro ha minacciato di non venire poiché inseguito da una settimana ormai dalla donna con falce e martello.. parole sue.

Trattasi di Luca il Milanese, colui che corre ogni Maratona con un discutibile cappello bianco e rosso con le ali con scritto Arale.

Ci mettiamo in griglia, abbiamo più o meno gli stessi tempi. Mi emoziono e mi entusiasmo allo stesso tempo per il passaggio delle Frecce Tricolori.

Si parte.. io e Il malato immaginario parliamo del più e del meno, ma decidiamo che il passo medio sarà a 5 Min/km.. “sempre se la finisco” mi continua a dire. Lo vedo bene, meglio di me a tratti. Però continuo a credere che potrebbe mollarmi più avanti, la cosa mi agita.

I km passano, le chiacchiere pure, l’acqua, i gel, le spugne, la gente che si innamora del suo stravagante cappello.

Nel frattempo vediamo Marco e lo agganciamo.. facciamo parecchi km insieme e arriva anche William che ci scatta un sacco di foto e mi prende pure l’acqua, un Santo.

Marco lo perdiamo.. ma ci sta quasi attaccato.

Noi ci facciamo coraggio a vicenda. E al maledetto 30° dopo la salita maledetta del maledetto Villaggio Olimpico guardo Luca e gli dico severamente: “Mò ci promettiamo che io non mi fermo e tu non ti fermi. Non si molla niente. Si finisce e basta”.


Lui, il malato immaginario di prima, sorprendentemente mi fa: “Ovvio, guarda dove siamo arrivati”

Mi sento meglio e si continua.
Intanto lungo il percorso tanti amici e conoscenti che quando mi/ci vedono urlano all’impazzata per incitarci (un encomio va a Mauro, che avrà perso le corde vocali per me).

Mi aiuta, tantissimo.

Arriviamo al 34 e ricompare William che ci aveva lasciato per tagliare il percorso e trovarci più avanti. Stavolta sta con noi per 4km.

Gli dico di parlarmi perché mi sento che non reggo bene. Non mi molla. Arriva il 39.. siamo solo io e Luca.. e la strada, che diventa cattiva, con sanpietrini e saliscendi continui.

Controllo spesso l’orologio. Mancano 2 km e stiamo sotto di 1 min dalla tabella di marcia. Faccio i conti. E intanto continuo a correre.

Non ci credo che riesci a farla in 03:30 anzi se continuo così anche meno. L’anno scorso sono crollata qui, al 40 0 e avrò perso 3 Min. Invece stavolta NO. Ho detto NO. Alla stanchezza, alla testa che viaggia per conto suo, agli occhi che cercano in giro tra la gente.

Ultimo km. Luca mi sta davanti di 3 metri. Via del Corso. Chiudo gli occhi per molti secondi. Faccio così per 200 metri, rischio di cadere, ma intorno a me non ci sta nessuno.

Sono solo io. L’orologio mi addolcisce tutto, dice che sto ancora sotto le 3:30. Non posso mollare ora. Manca così poco. Nessun dolore. Solo in testa. Ma basta richiudere gli occhi per
qualche secondo e respirare.

È finita. Il tappeto mi accoglie a braccia aperte. E anche il malato immaginario, senza il quale non sarebbe andata così.

Maratona di Roma 2023

Maratona anticipata rispetto all’anno scorso. La preparazione ha avuto inizio già il 26 dicembre ed è proseguita scandita dai medi, dalle ripetute e soprattutto dai pesanti lunghi.

La mezza della Roma Ostia, una gara obbligatoria da fare come test, quest’anno è caduta un paio di settimane prima della maratona, quindi non proprio una collocazione favorevole.

Il G6 ha partecipato a ranghi ridotti: qualcuno ha deciso di non farla, qualcuno si è infortunato (come il sottoscritto), qualcuno aveva iniziato a prepararla ma poi ha rinunciato (anche la notte prima…) così alla fine è rimasto un piccolo gruppetto che si è presentato alla partenza.

Per quanto riguarda il tempo, probabilmente una giornata ideale per correre: cielo coperto, temperatura costante, ne calda ne fredda, per tutta la durata della gara.

Percorso come quello del 2022, senza salite brutali alla fine.

La gara è stata vinta per gli uomini dal marocchino Allam Taoufik con il tempo di 2:07:43, mentre la prima delle donne è stata la keniana Betty Chepkony con 2:23:02.  I tempi sono di poco superiori a quelli del 2022 ma l’anno scorso è stato stabilito il nuovo record della maratona di Roma.

Purtroppo, quest’anno non ho potuto partecipare, causa un infortunio che sto ancora recuperando. Così sono andato a vedere e a incitare i compagn* di corse.

Primo appostamento al km 31, praticamente al Parco della musica. Un posto abbastanza infame per gli atleti: mancano ancora 11 km, si sta in mezzo al niente e il terribile muro incombe.

Al 31 km ho visto sfilare un grande Emiliano sorridente, poco dopo Luca C., qualche minuto dopo il grande e sorprendente duo Norma e Luca decisamente felici e sorridenti quasi fossero al primo 10 mila, a inseguire c’era vicinissimo Marco, pochissimo dietro uno strepitoso Aldo, poco dopo Valeria accompagnata da Giulio con un bel passo e circa 5 minuti seguiva Vincenzo con un bel sorriso sul volto anche lui come se fosse appena partito.

Passato Vincenzo, mi sono proiettato all’arrivo a Piazza Venezia per assistere agli ultimi 300 metri corsa.

Apre gli arrivi del G6 (e affiliati) il bravo Emiliano, che chiude il giro in 3:26:20. Il muro al 35 km si fa sentire ma Emiliano rallenta il giusto e amministra la corsa fino al traguardo.

Norma e Luca hanno fatto tutta la maratona insieme e arrivano al traguardo distanziati di qualche secondo, 3:29:22 Luca e 3:29:29 Norma, sorridenti fino alla fine. Bella prova di entrambi. Non aggiungo altro perché mi hanno mandato le loro storie che si trovano a questo link per Norma e a questo link per Luca.

Segue a strettissimo Marco che ritorna su via dei Fori Imperiali in 3:32:27. Marco è praticamente un metronomo. Corre a 5 minuti a chilometro praticamente fino alla fine! Complimenti Marco!

Qualche minuto dopo sfreccia Aldo che conclude la prova in 3:37:00 ed è 8° di categoria. Ho visto passare Aldo tranquillo e sereno anche a pochi metri dall’arrivo. Buonissima la tenuta di gara con un piccolo rallentamento, se così lo vogliamo chiamare, nei 7 km finali. Grandissimo Aldo! A questo link c’è la sua storia.

A seguire conclude la sua gara anche Valeria, che attraversa la linea di arrivo in 3:53:23. Valeria ha un’ottima tenuta di gara, passo costante dall’inizio alla fine, anzi, gli ultimi 2 km li percorre addirittura più veloce. Complimenti Valeria!

Poi un sorprendente Vincenzo passa il traguardo sotto le 4 ore, cioè in 3:56:24. Al km 31 Vincenzo stava dietro ai pacemaker delle 4h10m, poi al traguardo è arrivato prima dei pacemaker delle 4h. Ed è così perché dal km 30 Vincenzo va in crescendo facendo gli ultimi 2 km addirittura sotto i 5 minuti a km. Grandissima prova Vincenzo! A questo link c’è il suo racconto.

Qualche minuto dopo conclude la prova anche Luca C., con il tempo di 4:03:44. Luca è stato un grande. Il muro arriva al km 30 ma lo tiene a bada, poi dal km 35 la fatica si fa veramente sentire ma Luca non molla fino al traguardo. Complimenti per la tenacia Luca e si farà meglio la prossima volta.

Così si conclude la maratona di Roma del G6 anno 2023. Ci vediamo l’anno prossimo spero più numerosi e spero di esserci anche io.

Per Narnia!